- Buona Santa Pasqua -

-Riflessioni-


  

                                    

 

 

Ci impegnamo
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don Primo Mazzolari

 

Ci impegniamo noi e non gli altri
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede.

Ci impegniamo
senza pretendere che altri s’impegnino,
con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.

Ci impegniamo
senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza disimpegnarci perche altri non s’impegna.

Ci impegniamo
perche non potremmo non impegnarci.
C’è qualcuno o qualche cosa in noi,
un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia,
più forte di noi stessi.

Ci impegniamo
per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante ragioni,
che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore.

Si vive una sola volta
e non vogliamo essere “giocati”.
in nome di nessun piccolo interesse.

Non ci interessa la carriera,
non ci interessa il denaro,
non ci interessa la donna o l’uomo
se presentati come sesso soltanto,
non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee,
non ci interessa passare alla storia.

Ci interessa di perderci
per qualche cosa o per qualcuno
che rimarrà anche dopo che noi saremo passati
e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.

Ci impegniamo
a portare un destino eterno nel tempo,
a sentirci responsabili di tutto e di tutti,
ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare,
verso l’amore.

Ci impegniamo
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
per amare
anche quello che non possiamo accettare,
anche quello che non è amabile,
anche quello che pare rifiutarsi all’amore,
poiche dietro ogni volto e sotto ogni cuore
c’è, insieme a una grande sete d’amore,
il volto e il cuore dell’amore.

Ci impegniamo
perché noi crediamo all’amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

 

                                              

 


Aiutarlo ad amare!
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Madeleine Delbrêl

Lui non si è isolato. Ha camminato in mezzo agli uomini. Con me cammina tra gli uomini d'oggi. Incontrerà ciascuno di quelli che entreranno nella mia casa, ciascuno di quelli che incrocerò per la strada, altri ricchi come quelli del suo tempo, altri poveri, altri eruditi e altri ignoranti, altri bimbi e altri vegliardi, altri santi e altri peccatori, altri sani e altri infermi. Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare. Ciascuno, colui che è venuto a salvare. A coloro che mi parleranno, egli avrà qualche cosa da dire. A coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa da dare. Ciascuno esisterà per lui come se fosse il solo





La gioia di credere
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Madeleine Delbrêl


Mio Dio, poiché le tue parole non son fatte per rimanere inerti nei nostri libri, ma per prendere possesso di noi e per far correre il mondo in noi, permetti che, da quel fuoco di gioia da te acceso, un tempo, sul monte delle Beatitudini, e da quella lezione di felicità, qualche scintilla ci raggiunga e ci possegga, ci investa e ci invada. Fa' che, come faville nelle stoppie, noi corriamo lungo le vie della città, noi costeggiamo le onde delle folle, contagiosi di beatitudine e di gioia. Ne abbiamo veramente abbastanza di tutti i banditori di cattive notizie; fanno tanto rumore che la tua parola non risuona più. Fai esplodere nel loro frastuono il nostro silenzio, palpitante del tuo messaggio. Nelle masse senza volto fai passare la nostra gioia raccolta, più risonante delle grida degli strilloni dei giornali, più invadente della tristezza stagnante della massa









Lasciamolo fare
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Madeleine Delbrêl


Ogni piccola azione è un avvenimento immenso nel quale ci viene dato il paradiso, nel quale possiamo dare il paradiso. Non importa quel che dobbiamo fare: tenere in mano una scopa o una stilografica. Parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina. Tutto ciò non è che la scorza della realtà splendida, l'incontro dell'anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, che ad ogni minuto si accresce in grazia, sempre più bella per il suo Dio. Suonano? Presto, andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci. Un'informazione?…eccola: è Dio che viene ad amarci. È l'ora di metterci a tavola? Andiamoci: è Dio che viene ad amarci. Lasciamolo fare.








Noi delle strade
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Madeleine Delbrêl


C'é gente che Dio prende e mette da parte.
Ma ce n'è altra che egli lascia nella moltitudine, che non «ritira dal mondo».
È gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive un'ordinaria vita da celibe.
Gente che ha malattie ordinarie, e lutti ordinari.
Gente che ha una casa ordinaria, e vestiti ordinari.
È la gente della vita ordinaria.
Gente che si incontra in una qualsiasi strada.
Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è richiusa definitivamente sopra di essi.
Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messo è per noi il luogo della nostra santità.
Noi crediamo che niente di necessario ci manca. Perché se questo necessario ci mancasse, Dio ce lo avrebbe già dato.








Maria, donna del Sabato santo
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Don Tonino Bello



Santa Maria, donna del Sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, tu sei l'ultimo punto di contatto col cielo che ha preservato la terra dal tragico blackout della grazia. Guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.
Stabilizza nel nostro spirito la dolcezza fugace delle memorie, perché nei frammenti del passato possiamo ritrovare la parte migliore di noi stessi. E ridestaci nel cuore, attraverso i segnali del futuro, una intensa nostalgia di rinnovamento, che si traduca in fiducioso impegno a camminare nella storia.

Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci a capire che, in fondo, tutta la vita, sospesa com' è tra le brume del venerdì e le attese della domenica di Risurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. È il giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perché diventino tovaglie di altare.
Ripetici, insomma, che non c'è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c'è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c'è peccato che non trovi redenzione. Non c'è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell'alleluia pasquale.

Santa Maria, donna del Sabato santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all'incontro col tuo figlio Risorto. Quale tunica hai indossato sulle spalle? Quali sandali hai messo ai piedi per correre più veloce sull'erba? Come ti sei annodata sul capo i lunghi capelli di nazarena? Quali parole d'amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutto d'un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi?

Madre dolcissima, prepara anche noi all'appuntamento con lui.
Destaci l'impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti.
Perché qui le ore non passano mai.




                                    



Popolo della Pasqua
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Papa Giovanni Paolo II

Non abbandonatevi alla disperazione. Siamo il popolo della Pasqua, e Alleluia è la nostra canzone




                             


Quaresima
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Papa Francesco

La Quaresima è un tempo propizio che deve condurci a prendere sempre più coscienza di quanto lo Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo, ha operato e può operare in noi. E alla fine dell’itinerario quaresimale, nella Veglia Pasquale, potremo rinnovare con maggiore consapevolezza l’alleanza battesimale e gli impegni che da essa derivano.


                            


Non è tempo
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Papa Francesco

Questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale. E’ il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del Padre.







Pasqua mistero
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Papa Francesco

Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere… E’ di più, è molto di più! “Entrare nel mistero” significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla.








Riflessioni sulla Quaresima
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Don Ferdinando Colombo

Quaresima
Tempo di fidanzamento, di maggior intimità d'amore, in preparazione alla consumazione delle nozze quando, a Pasqua, l'Agnello di Dio che si è caricato del nostro peccato rinnova, attualizza per noi, la Sua donazione totale, lasciandosi inchiodare sulla croce, e poi risorge glorioso stringendo al suo cuore la sua sposa, la Chiesa, tutti noi, finalmente uniti con Lui per sempre.

Quaresima 

Tempo da innamorati che si parlano, si ascoltano, si cercano, vogliono fondere le loro anime perchè la loro donazione sia vera. Cristo ti cerca, parla al tuo cuore. 

Prima di pensare a piccole o grandi rinunce esteriori, decidi che ogni giorno la Parola sarà il tuo cibo, la tua luce, la tua forza.


 Ascolta con amore e lascia che il tuo cuore sussulti per la Sua presenza che ti infiamma.

Ascolta con semplicità e accogli il Suo giudizio sulle tue scelte e i tuoi sentimenti.
Ascolta e il tuo orizzonte si dilaterà: ti mostrerà persone e situazioni che prima trascuravi.


Il sito del Sacro Cuore di Gesù di Bologna







Domenica delle Palme
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Sari


Il Vangelo ci presenta una folla festante e uno sventolio  di palme per l'arrivo di un  Uomo che predica la libertà, l'uguaglianza e una giustizia che si fa possibile. Ma questa non è  la storia di un trionfo perchè a condannarlo saranno la fragilità della folla e dei comportamenti umani.
Gesù sarà infatti tradito molte volte: da Giuda, dalla gente che gli preferirà un malfattore, da Pietro che lo rinnegherà tre volte e da noi  cristiani che accettiamo compromessi, convenienze, ingiustizie pur di stare tranquilli, in quella vita che si vorrebbe sì più giusta, ma senza  impegno, senza riuscire a riversarvi il messaggio di Gesù di Nazareth.

La preghiera di oggi:  Signore, fa' che la mia vita non sia solamente uno sventolare di palme.










La Pasqua cristiana
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Sari


Un uomo, nato duemilasedici anni fa, fu condannato a morte da alcuni potenti benpensanti a cui non garbava si spargesse la voce che gli uomini sono tutti uguali di fronte a Dio e agli uomini stessi. Che affermava che la legge è fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge. E che chi è ricco deve spartire col povero di cui è debitore. E che non è lecito uccidere, rubare, fare quei propri comodi che danneggiano l'altro e la società. Che la violenza è sempre una colpa.
Quell'uomo scomodo  è morto in croce ma i suoi insegnamenti sono stati portati nel mondo dai suoi seguaci affinchè potessero germogliare dentro gli  animi di tutte le genti.
Quell'uomo era  Gesù,  Figlio di Dio  ed è risorto, come  testimoniano le scritture,   tre giorni dopo la morte. Da allora i cristiani, pieni dello Spirito Santo donato da Gesù, lo ricordano con gioia nella festa annuale di Pasqua.

La parola Pasqua deriva dall'aramaico Pasha  e significa “rinascere”.
Augurare  buona Pasqua significa augurare una rinascita.

La Pasqua-Rinascita di Gesù è sicuramente un gesto da Dio ma noi, pur senza operare miracoli, possiamo far risorgere il nostro prossimo con un sorriso, con la cordialità, con il riconoscere il suo valore di persona, attraverso piccoli gesti di attenzione o di stima. Quanto bene potrebbe fare una persona comune per i "morti" sociali o per sollevare chi è nella pena.

E allora potremmo provarci anche noi a fare piccoli miracoli, a dare attenzione a chi ne ha bisogno, a chi è solo, ammalato, disoccupato.








Un uomo in croce
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Fulton J. Sheen

Ero uscito di casa per saziarmi di sole! Trovai un uomo nello strazio della crocifissione. Mi fermai e gli dissi: “Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce?”
Ma lui rispose: “Lasciami dove sono; lascia i chiodi nelle mie mani e nei miei piedi, le spine intorno al mio capo e la lancia nel mio cuore.  Io dalla croce non scendo fino a quando i miei fratelli restano crocifissi; io dalla croce non scendo fino a quando non si uniranno tutti gli uomini della terra.
Gli dissi allora: “Cosa vuoi che io faccia per te?”
Mi rispose: “Va’ per il mondo e di’ a coloro che incontrerai che c’è un uomo inchiodato sulla croce!









Domenica delle Palme
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padre Paul Devreux

La più bella immagine che ho sentito descrivere sulla festa delle Palme è quella che diceva che l'animale che porta Gesù è grigio, è cocciuto, è un asino, ma porta Gesù; e questo è quello che conta. Quell'asino siamo noi, è la Chiesa con tutti i suoi difetti, ma ciò che conta è che porta Gesù alla gente e nel mondo.
Ma oggi si legge anche il racconto di quello spettacolo che fu la Passione di Gesù. Spettacolo per i curiosi, ma spettacolo anche per noi, che vogliamo capire e scoprirci una storia d'amore.
Abbiamo Erode, che rappresenta coloro che cercano in Gesù uno che fa miracoli, e che rimane poi deluso.
Abbiamo il Cireneo, che si trova per caso a dover dargli una mano, e cosi entra nella storia.
Gesù prega il Padre, di perdonare tutti perché non sanno quello che fanno; e in effetti, quando pecchiamo, lo facciamo perché non ci rendiamo conto di quanto male facciamo o ci facciamo.
Ma mi piace soffermarmi a contemplare i due malfattori, crocifissi con lui. Uno lo insulta dicendo: "Non sei il Cristo? Salva te stesso e anche noi." Senza rendersi conto che è proprio quello che sta facendo. Salva se stesso dalla tentazione di farsi vedere potente, scendendo dalla croce e rinunciando ad amare. Ma salva anche loro. Gesù è li per loro due. Il primo lo aiuta proprio standogli non solo accanto, ma sotto di lui; in una condizione peggiore della sua, in modo da poter prendere su di sè i suoi insulti, una parte del suo malessere.
Quando mi arrabbio e insulto qualcuno, gli butto addosso il più possibile il veleno che ho dentro, il mio malessere. Gesù se lo prende. Sembra quasi che è andato in croce proprio per stare accanto a quei due, che lo considerano più sciagurato di lui.
Il secondo, ad un certo punto, si rende conto che ha vicino a sè un personaggio eccezionale, che è li per loro, per aiutarli.
Questa scoperta è cosi forte che riesce a fargli credere l'incredibile: Quest'uomo, moribondo accanto a me, è in grado di darmi un futuro! Capisce che un amore cosi grande non solo non può morire, ma è in grado di trasmettergli una vita nuova.
Penso che questi due ladroni mi rappresentano tutti e due, come anche Erode e il Cireneo, nelle varie fasi della vita e del cammino cristiano.
Signore grazie per la tua Passione per la mia e la nostra vita. Aiutaci a vederla.











Pèsah
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Erri De Luca

Pasqua è voce del verbo ebraico “pèsah”, passare.
Non è festa per residenti, ma per migratori che si affrettano al viaggio. Da non credente vedo le persone di fede così, non impiantate in un centro della loro certezza ma continuamente in movimento sulle piste.
Chi crede e in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere, scruta perciò ogni segno di presenza.
Chi crede, insegue, perseguita il creatore costringendolo a manifestarsi.
Perciò vedo chi crede come uno che sta sempre su un suo “pèsah”, passaggio. Mentre con generosità si attribuisce al non credente un suo cammino di ricerca, è piuttosto vero che il non credente è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove assetato del credente.
Ogni volta che è Pasqua, urto contro la doppia notizia delle scritture sacre, l’uscita d’Egitto e il patibolo romano della croce piantata sopra Gerusalemme.
Sono due scatti verso l’ignoto. Il primo è un tuffo nel deserto per agguantare un'altra terra e una nuova libertà. Il secondo è il salto mortale oltre il corpo e la vita uccisa, verso la più integrale resurrezione.
Pasqua/pèsah è sbaraglio prescritto, unico azzardo sicuro perché affidato alla perfetta fede di giungere.
Inciampo e resto fermo, il Sinai e il Golgota non sono scalabili da uno come me, che pure in vita sua ha salito e sale cime celebri e immense. Restano inaccessibili le alture della fede.
Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi apertori di brecce, saltatori di ostacoli corrieri a ogni costo, atleti della parola pace.


tratto da  Mosaico di Pace










Maria, donna del sabato santo
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Carlo Maria Martini


Il senso del tuo soffrire, o Maria, è dunque la generazione di un popolo di credenti. Tu nel Sabato Santo ci stai davanti come madre amorosa che genera i suoi figli a partire dalla croce, intuendo che né il tuo sacrificio né quello del Figlio sono vani.
Se lui ci ha amato e ha dato se stesso per noi, se il Padre non lo ha risparmiato, ma lo ha consegnato per tutti noi, tu hai unito il tuo cuore materno all'infinita carità di Dio con la certezza della sua fecondità.
Ne è nato un popolo, "una moltitudine immensa... di ogni nazione, razza, popolo e lingua"; il discepolo prediletto che ti è stato affidato ai piedi della croce ("Donna, ecco il tuo figlio": Gv 19,26) è il simbolo di questa moltitudine.
La consolazione con la quale Dio ti ha sostenuto nel Sabato santo, nell'assenza di Gesù e nella dispersione dei suoi discepoli, è una forza interiore di cui non è necessario essere coscienti, ma la cui presenza ed efficacia si misura dai frutti, dalla fecondità spirituale. E noi, qui e ora, o Maria, siamo i figli della tua sofferenza.
   


                           









Eucaristia: amore che chiama amore
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Don Ferdinando Colombo


"Ho tanto desiderato consumare la mia Pasqua con voi» è il grido d’amore che esce dal cuore di Cristo che chiama i suoi Apostoli attorno a sé, vero agnello pasquale, e nel segno del pane e del vino si unisce intimamente a ciascuno di loro, anche a Giuda.

L’Eucaristia è Amore che chiama amore: decidiamoci ad abbandonarci alla forza dello Spirito Santo che vuole trasformare il nostro cuore di pietra in un cuore di carne, misericordioso come quello di Cristo."





                                   
                       

Coraggio, gente!
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Tonino Bello

La Pasqua ci dice che la nostra storia ha un senso, e non è un mazzo di inutili sussulti.
Che quelli che stiamo percorrendo non sono sentieri ininterrotti.
Che la nostra esistenza personale non è sospesa nel vuoto né consiste in uno spettacolo senza rete.
Coraggio, gente!
La Pasqua ci dice che la nostra storia ha un senso, e non è un mazzo di inutili sussulti.
Che quelli che stiamo percorrendo non sono sentieri ininterrotti.
Che la nostra esistenza personale non è sospesa nel vuoto né consiste in uno spettacolo senza rete.
Precipitiamo in Dio.
In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.

Coraggio, gente!
La Pasqua vi prosciughi i ristagni di disperazione  sedimentati nel cuore.
E, insieme al coraggio di esistere, vi ridia la voglia di camminare.



                                           



Maria donna del terzo giorno
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Tonino Bello "Maria donna dei nostri giorni"  ed. San Paolo


Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l'annuncio che è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte.

Non aspettare i chiarori dell'alba. Non attendere che le donne vengano con gli unguenti. Vieni prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi della tua testimonianza diretta.

Quando le altre Marie arriveranno nel giardino, con i piedi umidi di rugiada, ci trovino già desti e sappiano di essere state precedute da te, l'unica spettatrice del duello tra la vita e la morte. La nostra non è mancanza di fiducia nelle loro parole. Ma ci sentiamo così addosso i tentacoli della morte, che la loro testimonianza non ci basta. Esse hanno visto, sì, il trionfo del vincitore. Ma non hanno sperimentato la sconfitta dell'avversario. Solo tu ci puoi assicurare che la morte è stata uccisa davvero, perché l'hai vista esanime a terra.

Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera.

Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato.

A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci col vino nuovo della gioia e con gli azimi pasquali della solidarietà.

Donaci un po' di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto delle erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall'egoismo.

E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l'arbitra che, il terzo giorno, omologherà finalmente la nostra vittoria


                                         
                                       


È Pasqua! È Pasqua! Festa dei macigni rotolati!
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Tonino Bello

Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme, messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo, che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato. Siamo tombe allineate. Ognuna col suo sigillo di morte. Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo del terremoto che contrassegnò la prima Pasqua di Cristo. Pasqua è la festa dei macigni rotolati. È la festa del terremoto. Il Vangelo ci dice che i due accadimenti supremi della storia della salvezza, morte e resurrezione di Gesù, furono entrambi caratterizzati dal terremoto (Mt 27, 51; 28, 2). Pasqua, dunque, non è la festa del ristagno.





Abitudini
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Da un brano di Paolo Curtaz

"Siamo talmente abituati alla morte di Dio, talmente riempiti di riflessioni e meditazioni, e stanche prediche sulla salvezza, da avere tutto chiaro, tutto colto, tutto imparato. Non ci serve null’altro. Al più qualche emozione resa possibile dalle nuove tecniche, dalla modernità e dai prodigi della tecnica, una cruenta passione come quella di Gibson, ma nulla di più.
E assistiamo ancora una volta al dono di Dio come se fosse una cosa dovuta, un evento banale, quasi abitudinario, presente ma debole, scontato ma inutile.
Peggio: ci fermiamo alla crosta, ascoltiamo e diciamo parole di cui non conosciamo veramente il significato.
Gesù è morto per noi. E nessuno sente il bisogno di salvezza.
Egli è morto per i nostri peccati. E noi stiamo attenti a sottolineare i peccati degli altri.
Ha donato se stesso. E non sappiamo che farcene di questo dono.
Avessimo il coraggio di tornare a quei giorni, di riviverli, di lasciarci interrogare e scuotere!
Avessimo il coraggio di osare perforare i Vangeli, di toglierli dalla patina di incenso che li avvolge per guardare negli occhi il Nazareno che ha deciso di donarsi fino in fondo.
Lo spettacolo è pronto, tutti i protagonisti sono la loro posto.
Ha inizio la morte di Dio."

                                                                                                                                                                                                           
                                    

                                 


Solo quando avremo taciuto
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Don Tonino Bello

Solo quando avremo taciuto noi,
Dio potrà parlare.
Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.
Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:
La conversione, l'amore, il sacrificio.
Quando il sole si eclissa pure per noi,
E il Cielo non risponde al nostro grido,

E la terra rimbomba cava sotto i passi,
E la paura dell'abbandono rischia di farci disperare,

Restaci accanto.
In quel momento, rompi pure il silenzio: per dirci parole d'amore.
E sentiremo i brividi della Pasqua!

                                   




Se dovessi scegliere
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Madeleine Delbrel

Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione
Prenderei proprio quel catino colmo d'acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
E ad ogni piede cingermi dell'asciugatoio
E curvarmi giù in basso,
Non alzando mai la testa oltre il polpaccio
Per non distinguere i nemici dagli amici
E lavare i piedi del vagabondo, dell'ateo, del drogato,
Del carcerato, dell'omicida, di chi non mi saluta più,
Di quel compagno per cui non prego mai,
In silenzio,
Finché tutti abbiano capito nel mio
il tuo Amore.



                                     



Un uomo in croce
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Fulton J. Sheen

Ero uscito di casa per saziarmi di sole! Trovai un uomo nello strazio della crocifissione. Mi fermai e gli dissi: "Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce?" Ma lui rispose: "Lasciami dove sono; lascia i chiodi nelle mie mani e nei miei piedi, le spine intorno al mio capo e la lancia nel mio cuore.

Io dalla croce non scendo fino a quando i miei fratelli restano crocifissi; io dalla croce non scendo fino a quando non si uniranno tutti gli uomini della terra. Gli dissi allora: "Cosa vuoi che io faccia per te?" Mi rispose: "Va' per il mondo e di' a coloro che incontrerai che c'è un uomo inchiodato sulla croce!



                             


Riflessioni sulla Pasqua
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Don Primo Mazzolari


Noi possiamo diventare cattivi, ma Cristo rimane infinitamente buono e infinitamente aperto alle nostre miserie.  Vale di più saper ricostruire che distruggere.  E questo è il segno più bello della bontà onnipotente ed inesausta di colui che è venuto ad aprire il Paradiso su questa terra.

Voi sapete cos'è il Paradiso ? Il paradiso è sentire che c'è un cuore divino che non si stancherà mai di battere per l'uomo, anche se l'uomo lo rinnega; che c'è qualcuno che non si stancherà mai di spalancare le sue braccia, anche se noi andiamo lontano.  Qualcuno che è disposto a lasciarsi spaccare il cuore per dare un porto a questo povero mondo.


                               



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